venerdì 25 marzo 2016

Manicomio di gorizia

Manicomio di gorizia

Il geometra Antonio Streinz è incaricato di trovare un fondo idoneo allo scopo e facilmente integrabile per eventuali ampliamenti. Questa decisione fu influenzata da motivazioni politiche e scientifiche. Vittorio Veneto fino al confine di stato con la Repubblica di Slovenia.


Manicomio di gorizia

Quando Franco Basaglia e Antonio Slavich cominciarono a demolire il manicomio di Gorizia dall’interno, nei primi anni sessanta, nessuno se ne accorse. Ma alla fine di quel decennio la gente accorreva a Gorizia per vedere come si rovescia una istituzione totale. Questo libro racconta la storia di quella “rivoluzione”. Ben 1persone furono assunte in manicomio sotto la direzione Basaglia.


A Gorizia , c’erano solo sei medici. Gli ex-pazienti ricevevano prestazioni in denaro e abitazioni. Se il Comune di Trieste si è distratto sull’anniversario, a Gorizia non si trova nemmeno un cartello che indichi la strada per il “Parco Basaglia”, l’area verde tra l’attuale ospedale e l’ex manicomio , dove nel ’lo psichiatra veneziano trovò 6pazienti che vivevano come in un lager. Compresi gli alcolisti e gli epilettici. Gorizia in quegli anni non è l’unico caso di un altro possibile manicomio.


Esistono negli anni Sessanta altre isole felici nel disperato arcipelago manicomiale, dove psichiatri illuminati sperimentano un nuovo modo di affrontare la malattia mentale. Perugia, Reggio Emilia e principalmente Colorno. Gorizia era verbosa, parlata, vociante e spesso molto involuta. Un po’ alla volta, pero, i pazienti cominciarono a discutere delle cose che determinavano la loro vita di ogni giorno. Cominciarono, in una certa misura, ad assumere il controllo.


In quegli anni, era caldo il dibattito. Sergio Zavoli incontrò Basaglia nel manicomio di Gorizia. La legge 1è del ’7 qua stiamo parlando di dieci, quindici anni prima della legge, degli anni ‘60-‘70: Gorizia è stata la sede della sperimentazione pura di quella legge.


Manicomio di gorizia

E fu un esperimento piuttosto riuscito. Avevamo cominciato a far uscire questa gente dal manicomio. Alla legge 1e alla rivoluzione Basaglia è dedicata questa puntata di Passato e Presente con Paolo Mieli e la Prof.


Direi che Gorizia è il momento che ci impone queste domande e ci dà queste risposte. A un certo punto a Gorizia scopriamo che la comunità terapeutica non ci basta nel senso che la comunità terapeutica rischia di far diventare il manicomio un bel manicomio ma riperpetuare la necessità del manicomio , cioè un posto buono dove stare. Il Progetto ha previsto il recupero dei materiali dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Gorizia e il materiale dell’Amministrazione Provinciale di Gorizia , nonché la loro pulizia, il condizionamento all’interno di cartolari e la descrizione di ogni pezzo archivistico su scheda cartacea, al fine di redigere un elenco di consistenza. L’ex ospedale psichiatrico di Gorizia nacque sotto l’Austria come realtà d’avanguardia, rovinò con la prima Guerra mondiale, fu restaurato durante il Fascismo, poi uno dei suoi lati combaciò con il confine jugoslavo e divenne uno dei Muri della Cortina di Ferro, divise in due il mondo. Negli anni non sono mancate le ipotesi di ristrutturazione e trasformazione.


Per risolvere la questione del riordino generale messo in moto, la Deputazione provinciale invita Edoardo Gonzales, direttore del manicomio di Mombello, a studiare il caso insieme al direttore del manicomio di Como, Francesco Del Greco, e all’Ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale, A. Per questo, perché era in controtendenza rispetto a buona parte della classe medica del tempo, da Padova (dove studiò) fu spedito a Gorizia , in un manicomio di frontiera. Dopo il primo, terribile, impatto con l’ospedale psichiatrico di Gorizia , Basaglia dimostrò che si può assistere persone folli in un altro modo. Il concorso internazionale di idee “Sgf - spazio giovani alla frontiera” per la riqualificazione dell’area dell’ex-ospedale civile di Gorizia i suoi vincitori.


Si tratta del team guidato dall’architetto Moira Morsut (Udine), cui spetta un premio pari a 15mila euro. La mia ricerca si fonda su archivi diversi e spesso assai poco indagati: prendiamo per esempio le carte prodotte all’interno del manicomio di Gorizia , come la rivista prodotta dai pazienti, Il picchio, che oggi è conservata presso l’archivio Basaglia e che ho visto ma solo in parte. Il manicomio , dove vive sottomesso alle prepotenze di ricoverati e infermieri, è tutto il suo mondo. Chiuso in se stesso, spaventato, vive tremando di paura, seguendo solo i suoi desideri primari. Sotto la veste di fattorino quello che sarà il nuovo direttore del manicomio di Gorizia si rende conto delle condizioni in cui vivono i pazienti del manicomio.


Tra elettroshock, lobotomie, camicie di forza, percosse e clausura i malati mentali vivono in una raccapricciante situazione. L’impensabile liberazione che raccontiamo stando seduti su una panchina rossa nasce dallo stupore, da quello che Basaglia, 37enne, vede entrando nel manicomio di Gorizia di cui sarà il nuovo direttore racconta Dell’Acqua. Ci sono viali alberati, muri, reparti e porte chiuse. A partire da Gorizia , il movimento antimanicomiale italiano fu corale e policentrico, diffuso in città e istituzioni sull’intero territorio nazionale.


Foot lascia spazio alle esperienze di solito sottratte alla narrazione tradizionale incentrata sul triangolo Gorizia -Parma-Trieste, corrispondenti al percorso professionale e di vita di Basaglia. Il fronte dell’Isonzo, con Gorizia città simbolo, è stato l’epicentro degli avveni-menti bellici che coinvolsero il Regno d’Italia nella Grande Guerra. Il caso Miklus e la fine dell’esperienza di Basaglia a Gorizia. Il rapporto della città con il suo manicomio. La percezione e la realtà di una città nella città.


La necessità di coltivare la memoria e preservare i documenti. Visita al Manicomio di Mombello, ex ospedale psichiatrico ormai abbandonato vicino Limbiate, in Brianza.

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